lunedì 1 aprile 2013

Se sembra già finita, non è ancora cominciata


Dall'inizio della crisi istituzionale apertasi con l'insediamento delle nuove Camere a me è parsa chiara una cosa. 
Una parte del paese, probabilmente minoritaria, riteneva e ritiene prioritaria la formazione di un Governo nel pieno delle sue funzioni e con mandato forte. 
Parliamo del mondo degli interessi organizzati, di quelle soggettività più esposte all'urto della crisi economica, ben rappresentate dall'editoriale del Sole 24 Ore, che a caratteri cubitali titolava due giorni fa Basta Giochi.
Un’altra parte, più liquida e legata alle dinamiche valoriali e di schieramento della politica, o più semplicemente poco propensa a credere che una qualsiasi soluzione, purchè rapida, sia migliore del ritorno alle urne, non vuole qualsiasi convergenza PD-PDL e ad essa si ribellerebbe.
A sciogliere questa contraddizione fra interessi diversi e trasversali avrebbe potuto contribuire il M5S, se avesse dato fiducia al tentativo generoso di Bersani, ma ha scelto di non farlo, per un presunto interesse elettorale, ma, io credo, soprattutto per la sfiducia di Grillo nella preparazione della propria rappresentanza parlamentare.
Napolitano, tornato dominus per rinuncia del Parlamento ad esercitare il proprio potere fondamentale, ovvero la fiducia ad un governo, ha quindi seguito la propria storia, cultura e personale inclinazione, scegliendo di rispondere al primo gruppo, anche a costo di una evidente forzatura della Costituzione.
Ha di fatto investito di pieni poteri un esecutivo che non potrebbe goderne, guidato da un primo ministro uscito sconfitto dalle urne, e gli ha affiancato un direttorio, la cui unica fonte di legittimazione è il rapporto fiduciario con la Presidenza della Repubblica, cui ha affidato il compito di stimolare la nascita di una grande coalizione, o almeno l’adozione di una nuova legge elettorale in grado di garantire una maggioranza stabile dopo elezioni ravvicinate.
Sia detto qui per inciso che individuare un tale sistema di voto nel quadro dato necessita doti da indovini ed espone al rischio di imprevisti pericolosissimi.
Ora entriamo quindi nella terra incognita di una legislatura che si avvia in assenza di un governo che possa fornire indirizzi e coordinate chiare, senza peraltro poterne ricevere da un Parlamento molto lontano dal costruire al suo interno un sistema di relazioni intellegibile.
Quanto potrà durare questa fase? Io credo molto poco e al massimo fino all’elezione del nuovo Presidente della Repubblica.
Come utilizzarla? Io credo restando ben ancorati agli 8 punti di Bersani, a partire da quelli immediatamente traducibili in iniziativa legislativa, puntando a costruire nelle commissioni parlamentari e quindi in aula quella convergenza con il M5S che non si è trovata nella costituzione del governo.
Va infatti resa impraticabile la china spalancata della convergenza al centro, magari facilitata dall’uscita di scena in un modo o nell’altro del macigno Berlusconi, e contestualmente inseguita con testardaggine l’idea che il potenziale di cambiamento di questo Parlamento possa liberarsi dalle ipoteche dei tanti padrini extra-parlamentari.
Pare difficile e velleitario? L’alternativa è la resa incondizionata ad uno dei tanti disastri annunciati.

Nessun commento:

Posta un commento